La Lectio divina

LA LECTIO DIVINA

(Padre Domenico Maria del Cuore di Gesù eremita diocesano)

A. DEFINIZIONE INTRODUTTIVA

È una lettura: «Chiamo lectio divina la lettura di una pagina biblica, che tenda a diventare preghiera e a trasformare la vita» (Card. Carlo Maria Martini).
È divina perché:
• l’oggetto della tua lettura è la parola di Dio, da Lui ispirata e quindi è realmente divina;
• devi fare questa lettura sotto l’azione dello Spirito di Dio che, essendo l’autore che ha ispirato la Sacra Scrittura, è anche l’unico che ne può garantire l’autentica interpretazione;
• ha come fine quello di portare te, discepolo-eremita, che preghi la Parola, a realizzare la tua vocazione di diventare partecipe della vita divina.

B. DISPOSIZIONI GENERALI

Il frutto della Lectio divina, ben più che dal corretto uso del metodo tradizionale, dipende dall’atteggiamento interiore con cui ti accosti, giorno per giorno, a questa forma di preghiera.

1. Umiltà
Hai bisogno di nutrirti ogni giorno del pane della Parola di Dio (Mt 4, 4).
Come i tuoi padri, non sei capace, senza l’aiuto di Dio, di accogliere la Sua Parola (Gv 1, 9-11).

2. Pentimento
Tante volte hai resistito alla Parola di Dio: «Signore, pietà!».
Oggi vuoi ascoltare il Signore, Lui solo, e non il tuo “io”, né il mondo, né il Tentatore.

3. Riconciliazione
Non puoi essere accolto nella luce e nell’abbraccio dell’amore di Dio, se sei in collera con il tuo prossimo: «Signore, Ti voglio riconoscere ed amare in tutti, amici e nemici!».

4. Fiducia
Se tu vuoi ascoltare e obbedire al Signore, molto più Lui desidera parlarti e guidarti, perché ti ama come un padre. Lui ti attira a Sé, e nella Sua Parola c’è una forza divina e creatrice: devi solo accoglierla (Is 55, 10-11).

5. Fedeltà
Devi impegnarti a fare nel modo migliore possibile la tua parte, in particolare dedicare alla Lectio divina il tempo previsto dalla tua REGOLA (l’orario quotidiano e la durata prevista), e far tesoro degli insegnamenti trasmessi dai Maestri spirituali.

6. Disponibilità
Ti devi porre ogni volta davanti al Signore come una tela bianca, senza alcuna riserva, rinunciando ai tuoi punti di vista, ai tuoi gusti e ai tuoi progetti, pronto a partire come Abramo, a lasciare tutto come Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni.

7. Pazienza
Ti è chiesto di fare del tuo meglio, a partire dalle concrete possibilità che sono a tua disposizione, sia per quanto riguarda il tuo stato interiore che per le circostanze esteriori. Il frutto spirituale della tua Lectio dipende sempre dal Signore, che guarda alla buona volontà, non al risultato.

8. Libertà
Userai il metodo tradizionale come un mezzo per raggiungere il tuo fine, che è pregare (cioè vivere un dialogo d’amore con il Signore) con la Parola: il tuo modo di utilizzare il metodo deve adattarsi al mutare delle tue situazioni interiori ed esteriori.

9. Gratitudine
Il Signore è buono con te, concedendoti il desiderio, il tempo e l’aiuto per dissetare il tuo cuore alle sorgenti della Sua Parola.

10. Amore
Ti dedichi alla Lectio divina non per “saperne di più”, ma per conoscere il tuo Amato, per ascoltarLo, per accogliere il Suo amore, per donarti a Lui e riposare sul Suo Cuore.

C. INVOCARE LO SPIRITO SANTO

Questa preghiera (epíclesi) è fondamentale perché:
1. La Scrittura è opera dello Spirito Santo per cui «deve essere letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Dei Verbum, 12).
2. Senza lo Spirito non sei in grado di pregare (Rm 8, 26-27), di realizzare una comunione d’amore con il Padre (Rm 8, 14-16) e il Figlio suo Gesù Cristo (Rm 8, 9b).
3. Solo lo Spirito Santo ti darà la forza di realizzare la conversione del cuore, cioè l’obbedienza alla volontà di Dio che ti verrà manifestata pregando la Parola.

Puoi fare questa preghiera utilizzando dei testi tradizionali come il Vieni, o Spirito creatore (Inno dei primi e secondi Vespri di Pentecoste) o il Vieni, Santo Spirito (sequenza dell’Eucaristia di Pentecoste). Puoi anche invocare lo Spirito in modo spontaneo, semplice, breve, avendo cura di rinnovare il tuo impegno a vivere la Lectio con un atteggiamento raccolto (silenzio e pace interiore), umile (senza pretese) e disponibile all’ascolto.

D. LEGGERE

1. Che cosa leggere
Puoi pregare il testo biblico:
a. che ti è presentato, giorno per giorno, dalla Liturgia della Chiesa; in questo caso ti conviene privilegiare il brano evangelico, perché il Signore Gesù è il compimento di tutte le Sacre Scritture;
b. scegliendo di percorrere tutto di seguito un libro della Bibbia (Lectio continua); questo metodo, che ha il vantaggio di aiutarti ad assimilare più agevolmente il messaggio di un libro, ha però l’inconveniente di distoglierti un po’ dal filone liturgico (che ti tiene in comunione con il cammino quotidiano della Comunità ecclesiale), per cui ti conviene adottarlo: [1] per brevi periodi; [2] non durante i tempi forti dell’anno liturgico (Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua); [3] in funzione di particolari esigenze del tuo cammino spirituale; [4] seguendo il consiglio del tuo Padre spirituale;
c. avendo cura di applicarti ad un brano che non sia troppo lungo (rischieresti di disperderti) e che abbia un senso compiuto (ad es.: un insegnamento su un tema specifico, una parabola, un racconto di guarigione, ecc.).

2. Come leggere
Anche la semplice lettura ti prepara all’ascolto e all’incontro con il Signore, se ti impegni a leggere:
a. in modo vocale (non solo mentale), perché la parola ascoltata produce un’eco più profonda nel tuo intimo;
b. con calma, in modo lento e attento, perché tutto quello che è scritto è importante per te;
c. con venerazione, in piedi o in ginocchio, e baciando il Libro al termine della lettura, perché è Parola di Dio;
d. a più riprese (è ottima cosa se fai una prima lettura del brano la sera precedente, al termine della Compieta: in questo modo la Parola inizia il suo lavoro in te già durante il riposo notturno);
e. con la certezza di fede che quella Parola è per te, oggi, da parte del Signore.

3. Cercare il senso letterale
a. Ogni testo può dare origini a diverse letture-interpretazioni.
b. Mettere bene a fuoco il senso letterale è la premessa fondamentale perché tu possa: [1] realizzare un vero ascolto del Signore che ti parla; [2] ricavare dal testo sacro quelle interpretazioni spirituali e quelle applicazioni al vissuto che siano benefiche per te che leggi.
c. Qual è il senso letterale? «Il senso letterale della Scrittura è quello espresso direttamente dagli autori umani ispirati. Essendo frutto dell’ispirazione, questo senso è voluto anche da Dio, autore principale. […] Ammettere dei significati eterogenei equivarrebbe a togliere al messaggio biblico le sue radici, che sono la parola di Dio comunicata storicamente, e ad aprire la porta a un soggettivismo incontrollabile» (PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 1993, EV 13/2995-3001).
d. Come puoi trovare il senso letterale? «Il senso letterale lo si discerne grazie a un’analisi precisa del testo, situato nel suo contesto letterario e storico. Il compito principale dell’esegesi è proprio quello di condurre a questa analisi» (PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 1993, EV 13/2997). Concretamente, per la tua Lectio di eremita (e non di studioso o di predicatore) devi:
• utilizzare una buona traduzione della Bibbia, e cioè quella ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, usata nella Liturgia cattolica;
• disporre di un commento esegetico (almeno per il Nuovo Testamento), che puoi consultare per verificare e approfondire il significato di alcuni passaggi “difficili”; è bene che tu faccia ricorso a questo commento, normalmente, al di fuori del tempo di preghiera;
• individuare la frase principale del testo, attorno alla quale ruota tutto il resto; spesso è una parola di Gesù;
• approfondire il senso dei termini che compongono tale frase, in particolare del verbo (significato, tempo);
• collocare il testo nel suo contesto letterario, dando uno sguardo a quello che precede e a quello che segue;
• illuminare il testo che stai leggendo accostandovi altri passaggi della Sacra Scrittura (così la Scrittura diventa interprete di se stessa: questo procedimento diventa tanto più facile e ricco quanto maggiore è la familiarità che hai con il testo sacro, grazie ad una lettura assidua ed integrale di tutti i libri della Bibbia: questa lettura è chiamata Lectio corsiva) che:
o ti vengono incontro spontaneamente;
o puoi cercare utilizzando referenze marginali e note della tua Bibbia, o concordanze;

4. Scrutare con discernimento
La lettura e l’analisi fatte con l’intelligenza ti richiedono:
• tempo: devi fermarti, rimanere sulla Parola e nella Parola; cerca di accogliere la Parola come la buona terra accoglie il seme (Mt 13, 23); solo così la Parola ti farà conoscere la Verità (Gv 8, 31-32) e ti darà la capacità di portare il frutto dell’amore (Gv 15, 7);
• umiltà: non pretendere di esplorare con rigore scientifico o con vanità di erudizione tutti i possibili elementi e significati del testo che leggi;
• temperanza: dedica ordinariamente alla lettura un terzo del tempo che hai a disposizione per la tua Lectio divina, perché stai cercando l’incontro con il Signore e non la scienza (sia pure biblica o teologica);
• disponibilità e docilità al “tocco” imprevedibile dello Spirito Santo: è Lui che ti farà riconoscere quella scintilla di verità che deve essere per quel giorno il nutrimento spirituale della tua mente e del tuo cuore.

E. MEDITARE

1. Passare dal testo alla vita
Mentre nella lettura l’impegno principale è quello di applicarti totalmente al testo per arrivare a capire che cosa Dio ha voluto dire per mezzo dell’autore ispirato, nella meditazione devi applicare il testo alla tua vita per capire che cosa Dio vuole dire a te, oggi.

2. Scoprire il senso spirituale
a. Il testo biblico diventa Parola per te (e cioè profezia) grazie all’azione dello Spirito Santo che ti dona una comprensione (non più letterale, umana, psichica e carnale) spirituale di quanto hai letto (Gv 6, 59-63; 1 Cor 2, 6-16), una comprensione di cui hai bisogno per vivere da creatura nuova, rinata dallo Spirito, cioè come figlio adottivo di Dio.
b. Qual è il senso spirituale? «Possiamo definire il senso spirituale, compreso secondo la fede cristiana, il senso espresso dai testi biblici quando vengono letti sotto l’influsso dello Spirito Santo nel contesto del mistero pasquale di Cristo e della vita nuova che ne risulta. Questo contesto esiste effettivamente. Il Nuovo Testamento riconosce in esso il compimento delle Scritture» (PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 1993, EV 13/3003).
c. Il senso spirituale, pur nella sua ricchezza inesauribile, può essere distinto e articolato in senso:
• allegorico: consiste nel riconoscere in ogni parte della Scrittura un insegnamento che riguarda la tua fede in Cristo, anche se apparentemente parla di altro (il verbo greco allegoréo significa appunto dire una cosa intendendone un’altra); ad es. il “segno di Giona”: l’autore del libro di Giona, raccontando l’episodio del pesce che inghiotte il profeta e lo custodisce nel suo ventre per tre giorni e tre notti (Gn 2), mostra come Dio esercita la Sua autorità e la Sua provvidenza nei confronti di questo profeta ribelle; Gesù, rispondendo agli scribi e ai farisei che vogliono un segno, concede solo il «segno di Giona il profeta» – «Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra» (Mt 12, 38-40) –, rinviandoli all’evento-segno della propria Risurrezione; scopriamo così che al di sotto del senso letterale che racconta una disavventura del profeta, lo Spirito Santo ha nascosto un senso spirituale che prefigura un mistero della vita di Cristo;
• morale: consiste nel ricavare delle regole di comportamento cristiano – specie per quello che riguarda il tuo amore verso Dio e verso il prossimo – dai testi biblici;
• anagogico: consiste nel riconoscere nei testi biblici elementi di conoscenza della vita eterna – delle promesse che ti è dato già ora di pregustare – che Dio prepara ai suoi servi.
d. Per riconoscere il senso spirituale è necessario che tu ti impegni a:
• assimilare la parola letta con una applicazione paziente e mnemonica (ripetendo il passaggio centrale del brano), che i Padri chiamano “ruminatio”;
• lasciare che la Parola agisca in te: «Rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta noncome parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti» (1 Ts 2, 13);
• collegare la parola letta – sia essa dell’Antico o del Nuovo Testamento – con la Persona di Gesù, la Sua missione, le Sue parole e i Suoi gesti, ed in particolare con la Sua Pasqua di Passione-Morte-Risurrezione; a tal fine devi tenere presente che:
o tutto l’Antico Testamento è una preparazione a Gesù, e Lui ne è il compimento: per questo se l’A.T. ti aiuta a scrutare il N.T., il N.T. è la chiave di lettura che ti introduce alla comprensione più profonda dell’A.T.;
o il cuore del N.T. sono i Vangeli, e il cuore dei Vangeli sono le parole di Gesù;
o devi interpretare le singole parole di Gesù alla luce della globalità del Suo insegnamento, il Suo insegnamento alla luce del Suo comportamento e il Suo comportamento alla luce della Sua Pasqua;
o la Pasqua di Gesù (alla quale è intimamente legato il dono dello Spirito Santo) è come il prisma attraverso il quale devi analizzare ogni raggio di luce contenuto nella Scrittura, per riuscire a vedere e a gustare gli inesauribili colori dell’amore divino rivelato e donato nella storia della salvezza; in questa ricerca, in questa riflessione sarà utile che ti lasci guidare da questa domanda: «Quale volto di Cristo mi rivela la Parola letta, quale volto del Padre, quale volto del Dio-Amore?». In questo modo cresce la tua conoscenza, si approfondisce il contenuto della tua fede: scopri il senso “allegorico”;
• riconoscere come ciò che Cristo ha fatto «una volta per sempre» (Eb 10, 10) è reso presente ed operante per te, qui ed ora, nell’economia sacramentale custodita e amministrata dalla Chiesa; ad es.: passare dalle conversioni operate da Gesù alla grazia del sacramento della Penitenza e della Riconciliazione; dalle risurrezioni al dono della vita nuova ricevuto nel Battesimo; dalle moltiplicazioni dei pani al nutrimento spirituale dell’Eucaristia;
• scoprire il senso globale della tua vita e dei singoli eventi in cui sei coinvolto, per vedere le cose con gli occhi di Dio, all’interno del Suo grande disegno di salvezza; ad es.: la povertà materiale non è vergognosa, se ti aiuta a diventare umile e a fidarti della divina Provvidenza; la sofferenza non è una perdita, se ti aiuta a conformarti a Cristo, obbediente e consacrato alla salvezza dei peccatori; la morte, tua ed altrui, non è la fine di tutto, ma la porta che ti introduce nella casa del Padre, con Cristo e tutti i santi (è il senso “anagogico” – da anà = in alto + ago = condurre – ciò che riguarda le cose celesti) o escatologico (da èskatos = ultimo, il senso che riguarda la sorte finale del mondo e tua);
• esaminare la tua vita, per verificare se sei coerente con la Parola letta e per riconoscere quello che in te deve cambiare, quello che il Signore chiede a te, ora, perché tu diventi un discepolo che non si compiace solo di ascoltare la Parola, ma uno che la fa, che la incarna, diventando conforme a Cristo (è il senso “morale”).

3. Un’icona evangelica
Il terzo Vangelo ti offre nella Vergine Maria un modello di creatura che medita: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2, 19. 51). Questa parola ti insegna che la meditazione:
a. si fa con il cuore (non solo con la mente, che è, invece, il mezzo principale della lettura), e cioè coinvolgendo anche gli affetti e la volontà, tutta la persona;
b. consiste nel collegare, nel mettere a confronto (v. 19, sumbàllousa, da sun = insieme + ballein = gettare) le parole e gli avvenimenti che riguardano il Signore Gesù e la tua vita con Lui, per arrivare a coglierne il significato pieno e le conseguenze che ne derivano;
c. richiede tempo e memoria, per realizzare il confronto tra parole ed avvenimenti successivi (v. 19, sunteréo = custodire qualcosa nella memoria, per non dimenticarlo);
d. richiede raccoglimento interiore (v. 51, diateréo = custodire qualcosa all’interno, senza parlarne);
e. ti è necessaria sempre, sia quando l’azione di Dio nella tua vita asseconda i tuoi desideri (cfr. v. 19: i prodigi che accompagnano la nascita di Gesù), sia quando la tua fede è messa alla prova (cfr. v. 51: Maria e Giuseppe non comprendono le parole di Gesù smarrito e ritrovato nel tempio), per avere stabilità in quello che dice Lui (Mc 13, 31), e non in quello che senti tu.

4. Il frutto della meditazione
Grazie alla meditazione la Parola del Signore rimane in te e tu rimani nella Sua Parola. Poiché questa Parola è divina, una Parola che è «spirito e vita» (Gv 6, 63), che è feconda (Is 55, 10-11) e che opera con potenza (Rm 1, 16), essa:
a. ha la forza di agire nel tuo cuore: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24, 32), aprendolo a passi sempre nuovi nella conoscenza viva di Cristo e nella capacità di darGli testimonianza;
b. fonda e rinnova la tua relazione con Lui, rendendoti Suo discepolo nella verità e nella libertà: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8, 31-32);
c. ti dona una comunione sempre più grande con la SS.ma Trinità: «Padre, homanifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17, 6-9. 26).

F. PREGARE

1. Passare dall’ascolto della Parola al dialogo con il Verbo
Grazie alla meditazione, la Parola scritta diventa una parola rivolta a te personalmente, una parola che lo Spirito Santo fa giungere alla tua mente e al tuo cuore come una profezia per il tuo “oggi” (Lc 4, 21), come una chiamata che attende una risposta: è il momento dell’orazione, cioè della parola che tu rivolgi al Signore che ti sta parlando. “Se tu bussi alla porta delle Scritture, il Verbo di Dio ti aprirà” (SANT’AMBROGIO, Discorsi, VIII).

2. Come parlare al Signore
Perché il Tuo parlare al Signore sia autentica preghiera, e cioè “una relazione viva e personale con il Dio vivo e vero” (CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, 2558), è necessario che tu ti rivolga al Signore tenendo conto di quello che:
a. Lui ti ha detto con la Sua Parola, in modo che la tua risposta sia coerente e pertinente con quello che Lui ti sta rivelando e chiedendo;
b. Tu stai vivendo; a partire dalla tua reale situazione, la Parola ti porterà a rivolgerti al Signore facendo tuo quell’atteggiamento spirituale che, di volta in volta, più ti appartiene e che può esprimersi come:
• benedizione, lode e rendimento di grazie;
• umiltà, pentimento e supplica;
• fiducia, domanda e abbandono;
• obbedienza, rinuncia e sacrificio;
• adorazione, comunione e amore.

3. Dalle parole alla comunione
Il Signore non ha bisogno che tu Lo informi sulle tue necessità: le conosce già; non ha bisogno che tu lo renda più benevolo nei tuoi confronti: ti ama già alla follia, da sempre. Per questo non serve che tu moltiplichi le tue parole (Mt 6, 7-8): quello che conta è che tu ti incontri con Lui, che tu Lo accolga e che ti doni a Lui: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20). “Le molte parole nell’orazione sovente riempiono la testa di distrazioni, mentre la brevità, e talora una parola sola, suol conciliare il raccoglimento” (S. GIOVANNI CLIMACO, La scala del Paradiso, XXVIII).

G. CONTEMPLARE

1. Dalla relazione all’estasi
Rimanendo alla presenza del Signore – «Rabbì, è bello per noi essere qui» (Mc 9, 5) – il tuo cuore è rapito dalla sua bellezza e dalla sua bontà, e non desidera altro che vivere per Lui, in Lui e di Lui. La fede (come virtù teologale che ti abilita ad una conoscenza soprannaturale) e la carità (è la virtù teologale che ti abilita ad amare Dio divinamente, a rispondere al suo Amore con il tuo stesso amore «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato»: Rm 5, 5) sono le ali della contemplazione. Il tuo tu umano si perde nel Tu divino, in quella perfetta comunione d’amore per la quale tu sei tutto in Lui e Lui è tutto in te (Ct 6, 3; Gv 17, 10; 1 Cor 15, 28).

2. Dono di Dio e disposizioni personali
Più che ogni altra forma di preghiera, la contemplazione è dono dello Spirito Santo (Rm 8, 26). Ti è utile ricordare (per discernere e per assecondare l’azione della grazia) che la preghiera diventa contemplativa quando:
• al discorso subentra l’intuizione, alle parole subentra lo sguardo pieno di stupore e di riconoscenza;
• la ricerca e la fatica lasciano il posto al riposo e alla pace;
• alimentando il desiderio di trovare l’Amato giungi all’esperienza dell’unione con Lui: «Il mio Amato: alla sua ombra desiderata mi siedo, è dolce il suo frutto al mio palato. Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore» (Ct 2, 3-4).

H. CONDIVIDERE

1. La Parola nella Chiesa
La Sacra Scrittura – in particolare il Nuovo Testamento –, che leggi e preghi, Ti orienta necessariamente alla Comunità cristiana, alla Chiesa, perché:
a. è all’interno della Chiesa che il testo sacro è stato scritto, con l’assistenza dello Spirito Santo;
b. è dalla Chiesa che il testo sacro è stato custodito e trasmesso di generazione in generazione fino a te;
c. l’unico Vangelo di Cristo crea un vincolo spirituale tra coloro che lo accolgono: «Sopportandovi a vicenda con amore, cercate di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio Padre di tutti» (Ef 4, 2-6);
d. solo il Corpo di Cristo, di cui tu sei un piccolo membro (1 Cor 12, 27), possiede la pienezza di quei doni dello Spirito (profezia, linguaggio di sapienza e scienza, interpretazione ed insegnamento) che consentono di scrutare le ricchezze inesauribili della Parola di Dio; per questo Paolo esorta i Colossesi: «La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente, ammaestrandovi e ammonendovi reciprocamente con ogni sapienza per mezzo di salmi, inni e cantici spirituali» (Col 3, 16). Inoltre «L’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa» (CONCILIO VATICANO II, Dei Verbum, 10);
e. il cuore di tutto il Vangelo è l’amore a Dio e al prossimo (Mt 22, 34-40); questo amore si realizza in verità e pienezza solo nelle relazioni fraterne: «Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1 Gv 4, 20). L’amore fraterno può essere favorito da quella conoscenza personale e da quell’arricchimento spirituale che si opera quando condividi con gli altri il frutto della Lectio.

2. Edificazione reciproca
Perché la condivisione sia un’occasione di crescita spirituale sarai vigilante perché quando:
a. ascolti, è importante che il tuo cuore abbia un atteggiamento di:
• accoglienza e rispetto per quello che il fratello ha capito e vissuto nella sua Lectio;
• umiltà e di rendimento di grazie per i doni che il Signore fa agli altri;
• intercessione per confermare e sostenere il cammino del fratello;
b. parli, è necessario che ti impegni ad essere:
• semplice, avendo più l’atteggiamento interiore di chi racconta un’esperienza, che non quello di chi ha qualcosa da insegnare;
• benevolo, evitando giudizi su altri;
• breve, presentando quello che è più utile per crescere nella vita spirituale;
• discreto, non mostrando i “segreti del Re”;
• sereno, con la fiducia che chi ti ascolta ti ama, e ti accompagna con la sua preghiera.
C’è posto anche per il dialogo, ma chi presiede deve vigilare che non si scivoli nella discussione.

I. PORTARE FRUTTO

“Chi medita la legge del Signore, porta frutto a suo tempo” (LITURGIA DELLE ORE, Quaresima – Ufficio delle letture, Giovedì dopo le Ceneri). Il Signore ti dona con abbondanza la sua Parola perché, dopo averla accolta nel tuo cuore, diventi nella tua vita come un seme che produce il suo frutto (Mt 13, 3-8. 23). Questo frutto è ad un tempo l’intenzione e la gloria del Padre (Gv 15, 1-2. 8), l’opera di Cristo in te (Gv 15, 5) e il compimento della tua vocazione cristiana (Gv 15, 16).

1. La conversione
La Parola di Dio ti è rivolta certamente per nutrire la tua fede (Gv 20, 31) e la tua preghiera (in particolare il Salterio biblico), ma soprattutto per trasformare la tua vita, e cioè per conformare la tua volontà a quella del Padre, e rendere il tuo comportamento come quello di Cristo. Lo dice chiaramente lo stesso Gesù:
a. «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7, 21);
b. «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13, 14-16).
Ogni Lectio ti aiuta a portare avanti questo impegno di conversione (mai esaurito perché sei chiamato a diventare perfetto come il Padre: Mt 5, 48) con fedeltà e concretezza, mostrandoti giorno per giorno i passi successivi che il Signore vuole da te.

2. L’amore
Il frutto per eccellenza che il Signore vuole raccogliere (Mt 21, 34) dal tuo cuore nutrito dalla Parola è sicuramente quello dell’amore. Infatti l’amore:
a. è il più grande comandamento della Legge (Mt 22, 36-40), il comandamento nuovo e specifico che Gesù consegna ai suoi discepoli (Gv 13, 34; 15, 12);
b. sarà il criterio adottato nel giudizio finale (Mt 25, 31-46);
c. è l’unica realtà che «non avrà mai fine» (1 Cor 13, 8), perché costituirà il cuore della vita beata che Dio-Amore ti prepara per tutta l’eternità.
Per questo, avrai cura di vivere la tua Lectio divina come un’occasione quotidiana per radicare il tuo cuore nell’amore di Dio e del prossimo, e dare così unità, concretezza ed autenticità al tuo cammino spirituale.
Anche la tua testimonianza dipende tutta dal frutto dell’amore:
a. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri. La gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me» (Gv 13, 35; 17, 22-23);
b. «Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. […] non sono nulla» (1 Cor 13, 1-2).

3. Grazia su grazia
Poiché il mistero dell’amore di Dio a te rivelato e donato in Cristo è inesauribile, devi perseverare nella Lectio divina e nutrirti abbondantemente della parola di Cristo (Col 3, 16): infatti grazie alla sempre nuova conoscenza di Lui crescono incessantemente nel tuo cuore la fede (Gv 20, 30-31) e il frutto dell’amore (Gv 17, 26).
Ma poiché «chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio» (1 Gv 4, 7), avviene pure che ogni tuo progresso nell’amore, che ti porta a compiere la volontà di Dio e a servire il fratello, si trasforma in una nuova capacità di entrare nel mistero di Cristo, per una conoscenza esperienziale della sua dottrina e della sua persona; questa nuova conoscenza, a sua volta, diviene il trampolino di lancio per una tua nuova capacità di amare Lui, per Lui ed in Lui.
E così, se alla conoscenza di Cristo che possiedi (è un dono!) corrispondi con un amore obbediente e generoso, il Signore ti aggiunge altra conoscenza: «A chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza» (Mt 25, 29).

* * *

Summum igitur studium nostrum sit in vita Iesu meditari.
Qui autem vult plene et sapide verba Cristi intelligere
oportet ut totam vitam suam illi studeat conformare (IMITAZIONE DI CRISTO, I, 1, 3. 6).

Pertanto, la nostra occupazione più alta sia quella di meditare sulla vita di Gesù.
Ma chi vuole capire le parole di Cristo in modo pieno, e gustarle,
è necessario che si impegni a conformare a Lui tutta la propria vita.

Info su Padre Domenico Maria Fabbian

Nato nel 1951, alunno del Seminario di Padova per 10 anni (1962-1972), laureato in medicina nel 1982. Monaco dal 1989, ordinato sacerdote nel 1994 e consacrato eremita nel 2000.
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Una risposta a La Lectio divina

  1. http://http/ scrive:

    Decisamente un fantasticoarticolo. Spulcio con interesse il sito http://padredomenicomaria.blog.diocesipadova.it. Avanti con questa grinta!

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